Per molti studenti delle scuole superiori è già terminato l’esame di maturità, mentre per altri rimane ancora l’orale.
Di fronte a tutti resta il punto interrogativo sul proprio futuro: procedere con gli studi o affacciarsi direttamente al mondo del lavoro?
Rispetto al passato l’offerta formativa per chi desidera approfondire i propri studi con uno sguardo concreto al mercato del lavoro si è fatta più ampia e continuerà a crescere ancora grazie agli investimenti messi a disposizione dalle istituzioni.
Gli Its, ossia gli Istituti Tecnologici Superiori, verranno presto implementati da una riforma Parlamentare che, oltre a trasformarli in Its Academy, finanzierà con una tantum di 1,5 miliardi di euro il rafforzamento dell’interscambio tra il mondo produttivo e quello dell’istruzione per i prossimi cinque anni. L’obiettivo sarà assicurare un aumento della qualità della formazione rendendola sempre più coerente con le richieste delle imprese per stimolare l’incremento delle iscrizioni. Che questa sia la direzione lo si evince anche dai dati “Indire” che dimostrano come lo staff insegnanti che si occupa delle lezioni per il 72% provenga dal mondo delle imprese e oltre il 67% dei percorsi Its si propone di formare nuovi professionisti per l’industria 4.0. Questi istituti, da non confondere con le scuole secondarie di secondo grado, più comunemente dette “superiori”, hanno una durata media di due anni e attualmente il 30% di questo periodo è dedicato a laboratori d’eccellenza e/o stage presso le imprese. Periodo che crescerà anche oltre il 35% grazie alla prossima riforma. Come dice, infatti, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, chi frequenta gli Its “tocca con mano l’innovazione”.
Questi percorsi risultano estremamente utili nella ricerca di un impiego: durante la Pandemia il numero di occupati usciti da un Its è stato estremamente alto e la stragrande maggioranza ha trovato lavoro nel settore in cui ha specializzato i propri studi, ottenendo per lo più contratti di lunga durata.
Ad infoltire le file degli occupati contribuiscono anche le Università: secondo l’Istat, infatti, nella fascia d’età che va dai 20-64 anni il tasso di occupazione per i laureati arriva al 79,2%, mentre scende al 65,2% per i diplomati. Chiaramente, anche in questo caso, l’indirizzo degli studi ha un grande peso sui tassi di impiego. Le migliori prospettive occupazionali, dopo cinque anni dal conseguimento della laurea, sono conquistate dagli indirizzi informatici o più in generale da quelli legati alle tecnologie Ict. Ottime prospettive riguardano anche l’ingegneria industriale e civile, architettura ed economia.
Questa ricerca di connessione tra il mondo dell’istruzione e del lavoro risulta quanto mai importante in questo periodo in cui domanda ed offerta necessitano sempre più di incontrarsi.