Nel 2015 i Paesi dell’Onu hanno sottoscritto l’Agenda 2030, un piano d’azione per programmare i futuri sviluppi dal punto di vista economico, sociale e green. Uno dei 17 obiettivi di questo documento è la parità di genere, che il nostro Paese si impegna a raggiungere anche aumentando gli strumenti che permetteranno alle donne di avere le stesse possibilità di occupazione maschile.
Qual è la situazione attuale in Italia?
Secondo l’Organizzazione Internazione del Lavoro (ILO) l’occupazione femminile nel mondo risulta essere la più colpita dalla pandemia, perdendo 4,2 punti percentuali tra il 2019 e il 2020 rispetto al 3% dei licenziamenti maschili rilevato nello stesso periodo. Questa disparità è dovuta principalmente alla forte presenza di donne del settore dei servizi, uno dei più colpiti dalla crisi del Covid-19. In Italia si sono contati 444mila posti di lavoro in meno lo scorso anno, di cui il 70% era occupato da donne.
Nel 2021, invece, l’ILO ha registrato una ripresa del mercato del lavoro, ma rimane comunque una forte disparità tra il numero di uomini e donne occupati, soprattutto in Italia. Perché?
Una delle ragioni è che nel Belpaese le donne rischiano di non poter accedere ai benefici del Recovery Fund, dato che più della metà delle risorse verranno stanziate per l’innovazione tecnologica, la transizione digitale e a quella ecologica. Questi tre settori, tuttavia, contano tassi di occupazione femminile bassissimi poiché solo il 18% delle laureate in Italia sceglie indirizzi Stem, ossia che riguardano scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, che assicurano maggiori possibilità di ricoprire attività lavorative che riceveranno un sostegno dal Recovery Fund.
Quali sono i provvedimenti per raggiungere la parità di genere?
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha confermato che entro il 2026 saranno stanziati circa 7 miliardi di euro per garantire la parità di genere nel mondo del lavoro: si punterà quindi a colmare il divario di retribuzione tra uomo e donna e a garantire eguali possibilità per accedere a ruoli di responsabilità.
A parte questo però nel nostro Paese è necessario un cambiamento culturale che faccia aumentare il numero di ragazze che si laureano in indirizzi Stem.
Se non si porterà avanti questo cambio di pensiero nella nostra società, secondo un report di Credit Suisse, le donne rischiano di ricoprire ruoli con bassa qualifica, scarse possibilità di crescita e retribuzione, condizioni che rendono più difficoltoso colmare le differenze di genere.